Principali tendenze dell’anno per gli spiriti

Principali tendenze dell’anno per gli spiriti

Mentre si concludeva il primo trimestre del 2019, abbiamo chiesto a molti dei nostri degustatori quali fossero state le tendenze dell’anno sui loro rispettivi mercati. Abbiamo scoperto delle cose molto interessanti:

  • Negli Stati Uniti, il mercato dei prodotti «craft» è in crescita, con un considerevole aumento del numero di distillerie nel Paese; si è passati da 60 nel 2000 a oltre 2000 nel 2019! Tuttavia, il valore di mercato di questo segmento rimane debole. Nel frattempo, la vodka, i whisky e le bevande a base di agave sono leader.
  • In Spagna, Jesus Bernard conferma che il grande settore HORECA continua a sostenere la moda dei grandi gin ben guarniti ed accoglie una nuova recluta, il vermouth.
  • Arthur Nägele ci parla della Germania e dell’Austria, riferendo di una tendenza molto positiva a favore degli amari e dei vermouth, rappresentata da una imponente produzione artigianale.
  • Mauricio Maia ci informa che il Brasile è ancora molto focalizzato sulla cachaça, ma che il mercato sta assistendo a un aumento dei gin prodotti localmente.
  • Nel Regno Unito continua il boom del gin, seguito dai whisky e dal rhum. Molte marche stanno cercando di recuperare le loro posizioni al vertice, puntando sullo sviluppo sostenibile e sulla produzione biologica.
  • I whisky sono sempre molto popolari in India, soprattutto grazie a una decisa tendenza alla premiumizzazione sostenuta dall’influente e crescente classe media indiana. Appare in crescita anche la produzione di gin e di rum.
  • A Taiwan, sta iniziando a svilupparsi una produzione artigianale, ma il mercato rimane molto positivo per i marchi internazionali più accreditati. Per quanto riguarda gli alcolici bianchi, regna sovrano il kaoliang jiu!
  • Secondo Eugene Nyaundi, l’Africa sta attirando molti investitori, spinti dal desiderio di attingere alla ricchezza della crescente classe media. Nello stesso tempo, il continente si sta muovendo verso la premiumizzazione.

Innanzitutto, affrontiamo subito l’argomento spinoso! Probabilmente, alcuni di voi che negli ultimi due mesi hanno partecipato a fiere ne hanno abbastanza di gin! Oltre il 60% dei prodotti esposti nel padiglione 7 della ProWein era gin… gin blu, gin London Dry, gin non troppo secchi, gin costosi e gin economici… Avrete capito cosa intendo! Ero certo che la bolla del gin sarebbe esplosa, e invece mi sbagliavo alla grande! Il 29 marzo 2019 lo Spirits Businessha pubblicato un breve articolo sull’aumento del consumo di gin nel Regno Unito. La tendenza è straordinaria e non sembra subire battute d’arresto! Il titolo dell’articolo è eloquente: «La vendita di gin aromatizzato è salita del 751% nel Regno Unito». Sembra che il gin stia diventando ciò che la vodka aromatizzata era nei primi anni del 2000.

La tendenza è straordinaria e non sembra subire battute d’arresto!

Mentre l’Europa sostiene la crescita di gin (Regno Unito, Spagna e Germania), mercati come quelli di Taiwan, India, Africa e Brasile sono in piena espansione e sono dominati dagli alcolici locali: la cachaça in Brasile, il kaoliang a Taiwan e il whisky in India.

A proposito di whisky, non dimentichiamoli! I whisky irlandesi sono in piena espansione. La Clonakilty Distillery è diventata la 23a distilleria irlandese di whisky e, secondo la Alcohol Beverage Federation of Ireland, i whisky irlandesi rappresentano la categoria a più rapida crescita negli Stati Uniti. Nel frattempo, il Giappone lotta ancora per soddisfare la domanda internazionale e l’India ha serie intenzioni di diventare capofila della categoria.

Un’altra tendenza che ricorre su tutti i mercati esaminati è l’attrattiva esercitata sui consumatori dai cosiddetti «craft spirits». L’osservazione di Robin Robinson sul mercato statunitense è molto chiarificatrice. Egli esamina il fenomeno su due livelli: da una parte, le grandi metropoli di tendenza, dall’altro il resto del Paese. Le metropoli, normalmente popolate dai cosidetti Millenial, creano tendenze e cercano una sorta di rivelazioneartigianale nel campo delle bevande. Al contrario, le aree rurali sono ancora dominate dalle «vacche da mungere» del mondo degli alcolici: Diageo, Bacardi, ecc. Nonostante tutto questo vociare attorno al «craft», negli Stati Uniti il valore totale di mercato dei marchi di alcolici artigianali non supera il 5%! Penso che l’esempio americano si possa applicare su scala mondiale. Le bevande artigianali rappresentano senza dubbio una tendenza importante, e mostrano una crescita a due cifre in termini di volume e di valore; tuttavia il loro rimane un mercato molto limitato, che sta crescendo lentamente.

Negli Stati Uniti il valore totale di mercato dei marchi di alcolici artigianali non supera il 5%

Per quanto riguarda i consumatori, è interessante notare che la tendenza a «bere meno, ma meglio» sembra concentrarsi nelle metropoli in cui risiedono i Millenial. Questa ricerca della qualità è senza dubbio guidata dai giovani follower di Instagram, alla ricerca di una bottiglia o di un cocktail che rappresenti prestigio o successo. La tendenza è molto evidente sui mercati consolidati, ma è ancora arretrata nelle aree rurali. Tuttavia, la mancanza di dati affidabili a livello internazionale ci impone di essere prudenti nell’azzardare ampie generalizzazioni.

In the theme of cocktail simplicity, a Negroni straight up

In ogni caso, i prodotti «light» e «senza» alcool fanno ormai parte integrante del nostro repertorio. Sia che si tratti della rinascita del vermouth, particolarmente apprezzato in Spagna, o dello sviluppo di distillati privi di alcool, abbiamo a chef fare con una nuova e influente categoria in rapida crescita. Mi sento comunque in dovere di citare due colleghi degustatori. Innanzitutto, concordo pienamente con Arthur Nägele, quando dice che non esiste «gin senza alcool»! Come sottolinea Arthur, anche se la definizione europea di gin non è molto precisa, tuttavia stabilisce che deve essere imbottigliato con una gradazione alcolica minima del 37,5%. Questi cosiddetti gin possono essere distillati senza alcool, ma non si possono considerare in nessun modo dei veri e propri gin.

La tendenza a «bere meno, ma meglio» sembra concentrarsi nelle metropoli in cui risiedono i Millenial

È innegabile che nel settore HORECAci sia stato un aumento del consumo di cocktail analcolici, tranne forse in Germania.

(Piccolo sfogo… Possiamo smettere di chiamarli «mocktail» una volta per tutte? Questo termine è un abominio, è senza senso, una fusione delle parole «mock» (falso) e «cocktail»!)

Questi miscugli stanno diventando sempre più complessi e la produzione di bibite gasate sta tentando di farsi strada.

L’altra persona che volevo citare è Paul Mathew, che di recente ha lanciato un aperitivo analcolico chiamato «Everleaf», creando così una nuova categoria all’interno della categoria! Questo dimostra che il prodotto in questione suscita interesse e si andrà affermando sempre di più.

Eppure, Gary Itkin sostiene che questi alcolici non alcolici non si siano ancora fatti strada nel circuito newyorkese. Staremo a vedere!

L’ultima tendenza che vale la pena approfondire è quella dello sviluppo sostenibile nel settore. Ci siamo resi conto che il nostro attuale stile di vita non è sostenibile. Di conseguenza, pretendiamo sempre di più che i nostri produttori agiscano in modo responsabile. Le distillerie non sono escluse da questa tendenza e sono esortate ad adottare un atteggiamento più rispettoso nei confronti dell’ambiente. Sfortunatamente, questi comportamenti sono spesso soggetti alle disposizioni regionali più che essere scelte volontarie. Sebbene ci siano delle eccezioni, a capo di tutto c’è sempre il profitto.

Per fortuna, i consumatori votano con il loro portafogli e i baristi stanno diventando più selettivi. Stiamo quindi assistendo allo sforzo dei clienti prescrittori di andare oltre il divieto di cannucce di plastica e fare un passo avanti. Non c’è dubbio che questo avrà un forte impatto sulle nostre scelte, ma la tendenza è ancora agli inizi.

In poche parole, le tendenze emerse alla fine del 2018 si sono stabilizzate e gran parte di quanto previsto ha trovato conferma nei fatti. I Millenial bevono meno ma meglio e sono alla ricerca di autenticità e diversità. Di conseguenza, il mercato si è saturato e agli operatori del settore che vogliono creare maggiore connessione con i loro clienti abituali sono richiesti trasparenza e sviluppo sostenibile. Anche il settore HORECAè esploso, sebbene stiamo assistendo al ritorno a una mixologia più semplice ed elegante. Wa-Shu a Taipei promuove la miscelazione «mono-ingrediente» ed è diventato uno dei locali più frequentati della città. Allo stesso modo, Scout di Matt Whiley è stato eletto uno dei 50 migliori bar del mondo con i suoi cocktail a base di piante da foraggio e il recupero di tutti gli ingredienti. I clienti sono alla ricerca della bevanda perfetta, anche se questo significa avere cocktail preparati in cucina piuttosto che in sala, come succedeva in passato.

Nel complesso, stiamo vivendo un periodo molto interessante. Il 2019 promette di essere eccitante!

Grazie a Anne Jones, Robinson Robinson, Gary Itkin, Scott Rosenbaum, Arthur Nägele, Mauricio Maia, Rojita Tiwari, Paul Peng Wang, Eugene Nyaundi, Jesus Bernad per il loro contributo alla redazione di questo articolo.

 

International beverages consultant and owner of Bar Face Consultancy. Over 25yrs experience in most aspects of the beverage industry.

 

 

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